I Geoarcheositi - GEOSINIS

Dott. Geol. Domenico MARINO
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I Geoarcheositi

Geositi
I Geoarcheositi sono quei particolari siti che registrano al coesistenza tre i reperti acheologici, di natura antropica, e gli affioramenti geologici.
Sono luoghi che oltre a fornire informazioni sulle attività antropiche e sull'evoluziione storico-architettonica, consentono di ricostruire l'evoluzione geologica degli stessi siti.
Tra i Geoarchoesiti si possono comprendere antichi centri urbani ormai abbandonati (Ghost Town) per calamità naturali (frane, terremoti, ecc-.) o per riordinamento, risanamento, adattamento del contesto urbano in aree limitrofe più adeguate, oppure ipogei utilizzati sin dall'età della pietra raffiguranti all'interno le tracce degli antichi insediamenti, cave, acquedotti che comunque sono diventati ormai reperti archeologici.
Per rientrare nella categoria dei Geoarcheositi, per tutti questi siti assume ruolo preponderante la componente geologica del sito che ha avuto un ruolo determinante sia per quanto riguarda la genesi (crinali, speroni rocciosi, ipogei utilizzati per la difesa degli abitanti dagli invasori) sia nell'abbandono degli antichi insediamenti (a causa di calamità naturali).
L'esempio più noto, tanto da essere definito Patrimonio dell'umanità UNESCO dal 1993 e Capitale Europea della Cultura 2019, di abbandono per ridistribuzione sul territorio dell'agglomerato urbano è rappresentato dai "Sassi di Matera".
      

Nelle varie Regioni italiane si possono citare i seguenti principali Geoarcheositi (da Wikipedia):

Abruzzo
In provincia dell'Aquila Morino Vecchio, nel comune di Morino, Meta Vecchio di Meta e Lecce Vecchio insieme ai casali di Sierri e Buccella a Lecce nei Marsi e Frattura Vecchia, nel comune di Scanno sono stati abbandonati dai pochi superstiti del terremoto del 1915. Anche il borgo medievale di Albe Vecchia è stato abbandonato dopo il terremoto della Marsica. Situato nel comune di Massa d'Albe sovrasta l'antica città e il sito archeologico di Alba Fucens.
Esempio lampante di buona manutenzione è il borgo di Calascio Vecchio, distrutto dal terremoto del 1706, su cui poggia la nota Rocca di Calascio, set di numerosi film tra i quali Il nome della rosa e Ladyhawke.
Presso la Val di Sangro è abbandonato il centro di Buonanotte Vecchio di Montebello sul Sangro per una frana che danneggiò il paese nell'Ottocento. Tra Fraine e Roccaspinalveti sono visibili i resti dei centri vecchi, caduti in rovina per via di frane.

Basilicata
Oltre ai Sassi di Matera tra i siti di maggiore interesse si puo catalogare tra i Geoarcheositi il centro abitato di Craco vecchia, paese in provincia di Matera, nel 1963 a causa di una frana che lo distrusse e tuttora è rimasto come al momento in cui venne abbandonato. Questa evacuazione ha conferito al borgo un certo fascino che ha attratto alcuni registi, i quali scelsero Craco per girare scene dei loro film (La Passione di Cristo di Mel Gibson, Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi, King David di Bruce Beresford e Agente 007 - Quantum of Solace di Marc Forster sono alcuni esempi). Inoltre, secondo gli appassionati di paranormale, Craco sarebbe infestata da presenze arcane, in cui risuonano strani rumori, echi di voci, urla e misteriose forme luminose nelle abitazioni.
Da menzionare è anche Campomaggiore Vecchia, un piccolo centro della provincia di Potenza ove le case erano disposte a scacchiera ed ogni abitante aveva un pezzo di terreno da coltivare. Analogamente a Craco, la città fu abbandonata nel 1885 per via di una frana, divenendo un borgo molto suggestivo da osservare.
Il paesino di Alianello Vecchio, frazione del Comune di Aliano in provincia di Matera, è stato abbandonato dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980 e la sua popolazione trasferita nel nuovo nucleo di Alianello Nuovo.
Inoltre sono caratteristici anche gli ipogei di Tursi (dove a ridosso della "Rabatana" di origine Saracena realizzata nelle sabbie Plio-Pleistoceniche), Senise (oltre 250 ipogei antropici nel centro storico di età Medievale ricavati nelle sabbie Pleistoceniche del Bacino di Sant'Arcangelo ai quali fanno da contorno i terrazzi fluviali del Fiume Sinni, ormai invasi dalle acque della Diga di Montecotugno), San Giorgio Lucano (1200 ipogei scavati dall'uomo nelle Sabbie di San Giorgio Lucano), e di Calciano (MT).

Calabria
Il borgo di Africo, ed il villaggio di Casalinuovo frazione di Africo, sull'Aspromonte, furono abbandonati nel 1951-1953 a causa dell'alluvione, del mese di ottobre 1951 e ricostruiti al livello del mare col nome di Africo Nuovo, nella contrada "Le querce" del comune di Bianco, molto vicino alla foce della fiumara La Verde, presso il promontorio di capo Bruzzano, l'antica Epyzefhiry. I borghi (Africo e Casalinuovo) abbandonati, erano adagiati su due costoni della montagna, dirimpettai, divisi da una fiumara affluente del La Verde. Poche centinaia di metri li separavano. Non vi era collegamento stradale, nel senso comune del termine, ma una mulattiera che con ghirigori, era lunga più di tre chilometri.
L'antico borgo di Laino Castello in provincia di Cosenza fu abbandonato all'inizio degli anni ottanta, anche se la costruzione delle infrastrutture del nuovo centro abitato era già in atto dalla prima metà degli anni settanta in località Pornia (poco distante dal vecchio centro). Il borgo è rimasto abbandonato e dimenticato dalle istituzioni per circa 20 anni, ma ora è oggetto di recupero e riqualificazione che vorrebbero farne un borgo-albergo.
Di Panduri, cittadina situata in collina nel comune di Careri (RC), distrutta da un terremoto nel 1570, rimangono le antiche mura del convento; dalla sua distruzione, su una collina vicina, sorse il nuovo paese, Careri. Si narra che nelle viscere della collina di Panduri si trovi una caverna alla quale si accede attraverso una piccola fessura nascosta chi sa dove, ma conosciuta dagli abitanti del posto. Questa caverna presenta, secondo il racconto di molti abitanti, misteriosi fenomeni di magnetismo. Fatto sta che dal terremoto che distrusse la cittadina di Panduri sopravvisse solo un terzo della popolazione. I morti non vennero seppelliti. Interessante è la storia di un famoso quadro conservato nel monastero e ritrovato successivamente al terremoto. Venne ritrovato, racconta la leggenda, da un bue che costrinse i proprietari a scavare nel luogo dal quale non voleva più muoversi. Si trattava di un'opera raffigurante una madonna, "La Madonna delle Grazie di Panduri". Il quadro venne conservato fino agli anni ottanta del Novecento presso la chiesa parrocchiale di Careri. Misteriosamente venne trafugato. Molto probabilmente rivenduto presso collezionisti. Panduri vede ogni estate riempirsi la sua collina di fedeli che si raggruppano per pregare in suffragio dei morti del terribile terremoto e per la Madonna di Panduri, di cui si porta in processione una riproduzione.
Inoltre il paese di Cavallerizzo (frazione di Cerzeto in provincia di Cosenza), è disabitato dal 7 marzo 2005 in seguito ad una frana che distrusse una parte delle abitazioni. È uno dei paesi albanofoni (arberesh) della provincia di Cosenza.
Pentedattilo ora frazione del comune di Melito di Porto Salvo ma comune autonomo fino al 1811, caratteristico per la forma della roccia "a cinque dita" su cui è costruito e da cui prende il nome.
Roghudi abbandonato negli anni settanta a seguito di alluvioni e ricostruito in un'area compresa nel comune di Melito Porto Salvo. È un dei comuni ellenofoni della Provincia di Reggio Calabria.
Cirella Vecchia - Alle spalle dell'attuale paese (Cirella), arroccato su di un promontorio c'è il vecchio abitato. Venne abbandonato nel 1806 in quanto bombardato dalla flotta francese durante l'"insurrezione calabrese".

Campania
Vanno ricordate le parti vecchie di Apice, in provincia di Benevento, e di Melito Irpino e Conza della Campania in provincia di Avellino, abbandonate rispettivamente in seguito ai terremoti del 1962 e del 1980. Nel Napoletano va segnalato il rione Terra di Pozzuoli, il 2 marzo del 1970 dopo una forte scossa di bradisismo con un'ordinanza d'urgenza il comune evacuò l'intero quartiere, l'evento sismico lesionò e rese inagibili gran parte degli storici edifici (L'Unità narrava: «I pescatori, soprattutto i pescatori, avvertivano che qualcosa non andava bene … Loro prima quando dovevano entrare nella darsena dovevano abbassarsi, perché urtavano con la testa sotto il ponte, loro non si spiegavano perché oramai passavano là sotto senza abbassare più la testa. Non solo, ma vedevano i segni sulle banchine dell’acqua che si era ritirata.» (Sergio Causa).
«Ci accorgemmo di questa strana situazione, in cui dai traghetti il portellone invece di andare in discesa, dal traghetto sulla banchina, andava in salita …» (Eleonora Puntillo).
«Si chiacchierava del più e del meno, e uno degli amici dice: “ma avete visto come è salito, come non c’è più acqua nel Serapide?”, ecco, improvvisamente … fu quella domenica che mettemmo a fuoco che l’innalzamento di Pozzuoli era vistoso, vistoso rispetto al passato.» (Giovanna Buonanno)..

Emilia-Romagna
Nella provincia di Bologna sono da citare i resti del borgo medioevale di Durazzo nel comune di Molinella. Il borgo, che nel Medioevo possedeva una discreta importanza, cominciò a decadere a causa dell'impaludamento della zona dovuto alle continue rotte dell'Idice e della Quaderna a metà del Settecento. L'abbandono dei terreni e della sontuosa villa da parte della famiglia senatoria bolognese dei Pepoli era già avvenuto tuttavia all'inizio del XVIII secolo. Del borgo rimane, tuttora, solo il campanile della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, mentre probabili resti di abitazioni e della villa dei Pepoli sono sepolti nei terreni circostanti, sotto accumuli di sedimenti fluviali.

Lazio
Nel Lazio si possono trovare numerose città fantasma, spesso impiegate come set cinematografici per la relativa vicinanza a Roma e agli studi di Cinecittà.
In provincia di Rieti si trovano i borghi abbandonati di Antuni (frazione di Castel di Tora rimasta isolata dalla terraferma in seguito alla creazione del lago artificiale del Turano).
In provincia di Viterbo si trova Civita di Bagnoregio, piccolo centro (luogo natale di San Bonaventura) che si è spopolato a causa della fragilità e dell'isolamento del costone tufaceo su cui sorge. Il luogo ha scoperto recentemente un'importante popolarità turistica e recentemente è stato candidato a diventare patrimonio dell'umanità UNESCO.
Sulle rive del lago di Bolsena si trovano tre paesi (Bisenzio, San Lorenzo alle Grotte e Borghetto) abbandonati nel XVIII secolo, quando l'innalzarsi del livello del lago rese paludosi e invivibili i luoghi in cui sorgevano.
Bisenzio, sulla sponda occidentale, fu un'importante città etrusca che contese a Volsinii il dominio della regione, come testimoniato dalle numerose necropoli scoperte. In epoca medievale fu un castello e passò in seguito ai Farnese. Il suggestivo promontorio su cui sorgeva, oggi nel territorio di Capodimonte, conserva importanti resti di epoca etrusca, romana e medievale.
San Lorenzo alle Grotte o semplicemente San Lorenzo in altre fonti fu fondato dai superstiti della città etrusco-romana di Tiro distrutta dai Longobardi e così chiamato per le grotte scavate alla base del colle su cui sorgeva. Il fallimento dei progetti di bonifica e le continue frane del colle su cui sorgeva, spinsero Papa Clemente XIV a trasferire la popolazione nel nuovo centro di San Lorenzo Nuovo costruito a poca distanza sulla via Cassia.
Borghetto si sviluppò come centro di sosta per i viaggiatori della via Francigena e per la presenza di mulini. La duchessa Gerolama Orsini vi costruii una residenza di campagna. La sua popolazione fu decimata dalla malaria e nel XVIII secolo fu unito a Grotte di Castro.

Liguria
Di borghi fantasma in Liguria ricordiamo: il borgo vecchio di Balestrino in provincia di Savona, abbandonato nel 1963 per un dissesto idrologico. Il fascino del borgo fantasma ha portato un discreto turismo escursionistico in zona, ed è stato anche set cinematografico del film Inkheart - La leggenda di cuore d'inchiostro.
Ricordiamo, inoltre, l'enorme frazione "Cravarezza", a Calice Ligure, abbandonata agli inizi degli anni sessanta a seguito della chiusura di un'importante miniera e per l'isolamento dalle località principali. Attualmente l'unico edificio ancora utilizzato è una piccola cappella, mentre rimangono in piedi ancora numerosi ruderi, tra cui una taverna e parte della miniera stessa.
Si può ricordare infine Bussana Vecchia (IM), semidistrutta dal terremoto del 1887 e poi completamente evacuata. Rimasta abbandonata fino alla metà del Novecento, alcuni degli edifici meno diruti vennero poi occupati da una comunità di artisti.

Puglia
Il villaggio minerario della Montecatini nei pressi di San Giovanni Rotondo (Contrada Quadrone) fu abbandonato nel 1973 in seguito alla chiusura della miniera di bauxite, inaugurata durante il Fascismo, e considerata per imponenza, ma non per qualità, una delle più importanti di Europa. I pochi edifici rimasti sono oggi abbandonati, ad eccezione di un paio, recentemente riconvertiti in un albergo-ristorante.
Sui Monti Dauni il Rione Fossi, nel comune di Accadia, è stato abbandonato in seguito ad un sisma nel 1930.

Sardegna
Altra testimonianza di villaggio fantasma si trova a Naracauli nei pressi di Piscinas (Arbus) e Ingurtosu (Arbus). Negli anni cinquanta era un fiorente villaggio che ospitava i minatori delle vicine miniere di piombo, zinco e argento; una volta crollato il sistema economico basato sull'estrazione mineraria, il paese è stato abbandonato. Oggi vi si possono osservare ancora i resti delle abitazioni e degli uffici minerari. Il villaggio è stato omaggiato dai Nomadi in una canzone omonima del 1978.
Altri paesi abbandonati sono Gairo ed Osini, nell'Ogliastra, a seguito di alcune inondazioni che provocarono frane nella zona e che convinsero gli abitanti a ricostruire i centri abitati in altre zone (Gairo più in quota, Osini a circa 2 km). Nella zona del Sulcis-Iglesiente ricordiamo il piccolo centro di Tratalias che a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta fu abbandonata e ricostruita sul Monte Nigali, che si trova a nord-est rispetto al Paese Vecchio, circa 30 metri sopra il livello del mare per sfuggire alle infiltrazioni distruttive del lago artificiale di Monte Pranu. Ad oggi il vecchio borgo è stato in gran parte demolito, ma una zona attorno alla cattedrale di Santa Maria di Monserrato è in fase di recupero e ristrutturazione.
Interessante è anche il caso di Santa Chiara del Tirso, presso Ula Tirso (OR); si tratta di un villaggio che ospitava i dipendenti della Società elettrica sarda, circa 450 persone, occupati nella vicina diga di Santa Chiara. Alla fine degli '80 del Novecento, con la dismissione della centrale idroelettrica della vecchia diga, il piccolo centro venne abbandonato.

Sicilia
Gioiosa Guardia è un borgo abbandonato nel 1783, a causa di un terremoto. I paesi di Poggioreale, Gibellina, Salaparuta e Montevago sono stati abbandonati dopo il terremoto del Belice del 1968 e ricostruiti altrove. I villaggi Schisina furono costruiti negli anni '50 sui monti Peloritani.
Un altro borgo parzialmente abbandonato è Castanea che a seguito di varie frane avvenute a cavallo fra XIX e il XX secolo ha costretto la popolazione a ricostruire il paese in una nuova località più a monte. Del borgo rimangono solo alcuni ruderi. Poco sopra sorge una contrada abitata.

Toscana
L'abitato di Rocca San Silvestro, nel comune di Campiglia Marittima è un villaggio fantasma medioevale fondato nel X-XI secolo, dalla famiglia dei Della Gherardesca e morto insieme alle miniere di rame e piombo argentifero che lo circondano, il cui sfruttamento è iniziato in epoca etrusca. Il villaggio è oggi visitabile nell'ambito del "Parco minerario di San Silvestro".
Un tipo particolare di città fantasma è Fabbriche di Careggine, abitato sgomberato nel XX secolo a causa di una diga il cui bacino sommerse il villaggio ancora intatto. Fino allo scorso secolo, con cadenza variabile tra i 4 e i 6 anni, l'invaso veniva svuotato per ispezionare la diga e il paese riaffiorava, attirando turisti e vecchi residenti per vivere un'esperienza unica al mondo. Questo "miracolo" oggi non è più in programmazione grazie all'ausilio di sonde e moderni sistemi di monitoraggio.
In provincia di Pisa vi è Toiano, situato in una zona di notevole interesse paesaggistico, tra le morbide verdi colline pisane e i calanchi di sabbia che sconfinano nelle balze della zona intorno a Volterra.
In alto Casentino, provincia di Arezzo si segnala la frazione di Serelli presso Vallucciole (Stia) completamente distrutto da una frana nel 1993. Quello che rimane sono una ringhiera posta sopra un muro, l'unico superstite allo smottamento, e una cucina economica, unica vigilante di un paese dimenticato.
Infine Castelnuovo dei Sabbioni nel comune di Cavriglia provincia di Arezzo fu centro vitale legato alle miniere di lignite. Oggi restano solo le testimonianze dell'abbandono: il borgo fu infatti evacuato negli anni '70 perché a rischio di crollo.

Trentino-Alto Adige
Curòn Venosta, paese sommerso situato in provincia di Bolzano abbandonato nel 1950 per far spazio al Lago di Resia (il paese non esiste più in quanto fu demolito, ma fu lasciato il campanile in ricordo di esso), bacino artificiale per la produzione di energia elettrica. Il paese è stato ricostruito poco distante.

Umbria
Scoppio è una frazione disabitata del comune di Acquasparta (TR), sita a circa 640 m s.l.m. I resti del paese si trovano lungo la strada provinciale 418 che collega Acquasparta a Spoleto, sui monti Martani, a circa 15 km dal capoluogo. Secondo i dati del comune, solo 8 persone risultano abitare nelle case circostanti l'antico borgo. Il nome deriva dal latino scopulus, per via della sua posizione di dominio sulla piana sottostante. Intorno all'anno 1000 entra nelle Terre Arnolfe e ne seguirà le sorti. Nel 1750 ancora vi dimoravano 25 famiglie, ma il paese venne abbandonato intorno al 1950 in seguito ai danni causati da una serie di terremoti. Il suo aspetto fantasma e la sua suggestiva posizione di isolamento su uno sperone di roccia che domina il fosso della Matassa, ne fanno una meta caratteristica nell'ambito del percorso di trekking dei monti Martani. Nei pressi del borgo vi è anche un rifugio dove è possibile pernottare.

Veneto
Nel comune di Gosaldo si ricorda l'insediamento di California, così chiamato dal nome dell'osteria-albergo intorno alla quale era sorto e che attirava numerosi turisti durante la stagione estiva. A sua volta questo nome era un riferimento allo Stato americano della California, per analogia tra la corsa all'oro e le attività estrattive di mercurio che costituivano l'economia del paese. California fu gravemente colpita dall'alluvione del 1966 e abbandonata.
Oggi di California rimangono solo pochi ruderi e l'antico sito cittadino è stato riconquistato dal bosco. Vi si accede attraverso un ponte pedonale o guadando il torrente nei periodi di secca.
Dott. Geol. Domenico MARINO - P.iva 01571350766
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